Era il Natale del 2017. Ero diventata mamma per la seconda volta in quell’anno. Era già passati 8 mesi, molto faticosi ed io ero molto stanca. Pensavo che questa mia seconda esperienza sarebbe stata molto più semplice da gestire rispetto alla prima, in fondo sapevo già tutto? O forse no?
Era il Natale del 2017 e io stavo piangendo di fronte al mio piccolino seduto sul tappeto. Mio marito e mio figlio più grande erano già belli e pronti per andare a festeggiare dai parenti, mentre io, ancora in pigiama tentavo di consolare il piccolo che urlava, perché era troppo stanco, visto che non era riuscito a fare il suo solito pisolino. Dall’altra parte mio marito mi diceva di sbrigarmi perché eravamo in ritardo, come si può immaginare la cosa non finì molto bene. Quel giorno litigai con mio marito e saltai il pranzo di Natale perché il piccolo si addormentò proprio all’ora di pranzo.
Tutto era stato stravolto, niente era andato secondo i miei piani, mi sentivo molto infelice, mi sentivo sconfitta, una madre terribile che urlava a tutti, perfino a quel piccino di otto mesi, seduto sul tappeto. Se riguardo a questa scena a distanza di anni provo un’immessa compassione per me stessa e per quel bambino. Mi rendo conto che all’epoca ero come imprigionata in questo ideale di maternità perfetta, il quale presume che tu dovresti essere in grado di fare tutto da sola, di capire esattamente i bisogni di tuo figlio, di prevenire le situazioni come questa, di far sì che a Natale fili tutto liscio perché bisogna essere felici, bisogna festeggiare, non c’è spazio per la tristezza e la sofferenza. Osservando quella situazione oggi, posso comprendere che in quel momento i tempi di mio figli erano semplicemente diversi dai miei. Io dovevo uscire, lui aveva bisogno di dormire. In quel momento io stavo combattendo di fronte alla realtà che non era quella che avrei voluto e attribuivo a me stessa tutta la colpa di come erano andate le cose, dove avevo sbagliato? Perché mio figlio si comportava così? Perché non era come tutti i bimbi bravi delle altre mamme? Alle volte semplicemente la vita accade e possiamo solamente accettarla per quella che è senza aggiungere ulteriori drammi.
All’epoca non ero per nulla consapevole che ci potesse essere un modo diverso di guardare alla realtà, ma in quel momento capii che volevo uscire da quell’incubo, non sapevo bene come, ma dovevo farlo per me stessa, per la mia famiglia. Decisi che avrei chiesto aiuto.
Non fu facile prendere quella decisione, quando sei in uno stato di malessere, sembra che nessuno ti possa capire e aiutare, perché purtroppo per ricevere aiuto bisogna prima di tutto essere disponibili a riceverlo. E’ un qualcosa che può partire solo da noi stessi.
Non fu facile, passarono altri mesi di inferno, ma ce la feci ad uscire da quell’abisso. La verità è che io stessa avevo creato quel mondo, tutta quella sofferenza, non lo capivo allora, ma riesco ad esserne consapevole adesso.
Non sono ancora immune da tutto ciò, purtroppo i pensieri brutti, i fantasmi del passato, i demoni ritornano e non è un caso se in questo periodo pre-natalizio mi senta triste in alcune giornate, ora mi do il permesso di provare anche questa emozione, di fare spazio a questa tristezza, di ascoltarla, di capire come mi vuole dire. Credo che il suo messaggio sia lo stesso di 4 anni fa: non cercare fuori una risposta, cerca dentro di te, fai spazio, accogli e non resistere alle cose, anche se tutto ti sembra difficile ed eterno puoi sempre trovare dentro di te uno spazio di calma e di pace perché fa parte della nostra vera essenza.