Quando si chiude un ciclo la nostra tendenza è quello di guardarci indietro e di fare un bilancio di tutte le cose che abbiamo raggiunto, di cosa abbiamo ottenuto, di quello che desideriamo introdurre nell’anno avvenire. Quest’anno ci ha mostrato la nostra grande illusione di avere il controllo sulla vita. Un evento esterno ha spazzato via tutte le nostre certezze e ci ha resi vulnerabili. Ci è stata tolta da un giorno all’altro la libertà di uscire, di entrare in contatto con le persone, di stare con parenti e amici, ma anche di fare mega programmi della propria vita, quando quasi tutto era concesso. Abbiamo avuto paura e timore per la nostra vita e quella degli altri, ci siamo accorti di quanto sia preziosa la salute. Abbiamo pianto persone care, senza nemmeno poterle donare un ultimo saluto. E non sappiamo quando tutto questo finirà.
Il controllo è un’ illusione, tutto cambia, tutto è impermanente. Di fronte a questo cosa possiamo fare? Possiamo prenderci cura di noi stessi. Ciò che possiamo gestire è il nostro atteggiamento di fronte agli eventi della vita.
Possiamo provare a vivere nel presente, smettendola di perderci nel labirinto delle cose che avrebbero potuto essere e non sono mai state. Possiamo smetterla di essere continuamente preoccupati, possiamo smetterla di vivere sbilanciati verso il futuro, ignorando la bellezza del presente, di ciò che esiste qui e ora.
Alza lo sguardo e guarda la meraviglia del cielo.
Quando sento che entro nella prigione della preoccupazione verso il futuro e del rimpianto del passato, mi fermo ad osservare il cielo, che non è mai uguale a se stesso e mi regala sempre una piccola gioia con la sua infinita bellezza.
Il 2020 mi ha insegnato a fermarmi e a guardare il cielo, a rallentare, a capire ciò che davvero conta, mi ha insegnato cosa sia la resilienza e quale sia la strada per iniziare ad accettare veramente se stessi con tutte le nostre imperfezioni e i nostri sbagli, lasciando andare le mille aspettative che abbiamo sulle cose e sulle persone, lasciando andare il come dovrebbe essere e vedendo solo ciò che c’è, provando a fare qualcosa da ciò che c’è e non trovando mille scuse per tirarsi indietro. Mi sono accorta che non è un processo facile, sulla carta sembra di avere avuto un’illuminazione ma poi ti scontri con la realtà e ritorni a comportarti come facevi prima, a vivere con il pilota automatico, a lasciarti trasportare da paura e dall’amarezza. Forse ciò che ho imparato è che posso essere consapevole che sto imboccando questa strada e che quindi posso decidere di fermarmi e cambiare rotta. Non è mai troppo tardi per alzare lo sguardo e guardare il cielo e riconoscere che quella meraviglia è anche dentro di noi.